… Stavolta un salto in quel di Macinaggiu
In quell’estate le vacanze passarono beatamente nella vicina Corsica con partenza da Savona, anzi dal porto di Vado, sbarco a Bastia e poi più su in taxi fino a Macinaggiu, la meta finale, sii proprio là , dove la punta del dito indice è in bella evidenza sulla cartina.
Alla partenza, dal ponte della nave in lento movimento é emozionante osservare la banchina allontanarsi lentamente , mentre la prua dirige a Sud lungo il placido “santuario dei cetacei” nell’alto mar Ligure. Tempo dopo, appena doppiato l’isolotto della Giraglia , ricordi quello della famosa regata ? ti accorgi subito che la Corsica si sta avvicinando piano piano e ne stai costeggiando la parte orientale, bassa e rocciosa e poi laggiù ecco spuntare Bastia. La città rivela sin da subito le proprio origini liguri , te ne accorgi dai nomi delle vie e delle piazze, dall’architettura dei palazzi, dai cognomi della gente e soprattutto dall’idioma correntemente parlato, simile al genovese “d’antan”. Infine, dopo l’ultimo trasferimento in taxi ecco che appare Macinaggiu, la località marinara dal caratteristico porto turistico.
Questa parte dell’isola è tutta naturale e qui è chiara la passata influenza “Zeneise”, terminata nel 1768 con la discussa cessione “e tante palanche” dell’isola alla Francia, da parte del Ducato Genovese. La stessa storia si ripeterà mezzo secolo dopo, quando Cavour è costretto a cedere a Luigi Napoleone, l’Imperatore dei francesi, sia Nizza, la città natale di Garibaldi sia l’intera Savoia, località d’origine dei vari Re d’Italia, per compensare l’aiuto dell’esercito francese nella guerra del 1859.
Tutto è naturale da queste parti, almeno in quegli anni 90 : la spiaggia è costellata da dune e da folta macchia mediterranea , le casupole bianche sono sparse qua e là lungo la costa in alternanza ai buoi ed ai tanti cavalli bradi che qui gironzolano beati tra moderni yacht e classiche barche a vela. Il soggiorno nel notissimo resort del luogo con tanto di piscina riscaldata ed ampio giardino - quanti i tuffi e lunghe nuotate – passa piacevolmente. Ottime le colazioni e le degustazioni delle specialità locali .
E “dulcis in fundo” la sorpresa della visita inaspettata di una borbottante Bugatti bleu “Tipo 35 B” risalente agli anni trenta, tutta originale in quel colore tipico che identifica le vetture francesi. Si trattava della famosa vettura da corsa creata da Ettore Bugatti nella “Bella Epoque”, dalla caratteristica forma del radiatore a “ferro di cavallo”. Sii, proprio lei! ….
Ettore Bugatti nacque a Milano nel 1881 e , dopo un’esperienza come disegnatore di automobili per varie marche, tra le quali De Dietrich, Mathis e Deutz, si trasferì in Francia nel 1909, a Molsheim, vicino a Strasburgo , ove iniziò la produzione di auto sportive di nicchia).
Le foto sono tratta da Auto Catalog Archive
La Bugatti Tipo 35 debuttò al Gran Premio di Lione del 1924 : la purezza delle sue linee conciliava uno styling d’avanguardia dai requisiti di massima funzionalità. Sul frontale il radiatore è a ferro di cavallo tipico di Bugatti; ed il telaio, fatta eccezione per le mensole di attacco e le molle a balestra. era completamente carenato . Il motore originariamente da 1991 cmc ç poi portato a 2292 cmc in occasione della Targa Florio del 1926 (vinta proprio da una Tipo 35) era un 8 cilindri ottenuto accoppiando due monoblocchi da 4 cilindri. Inoltre, l’albero motore girava su cinque cuscinetti di bancoa rulli e OHV a 3 valvole in testa .Nella versione aspirata il motore 2 litri della Tipo 35 sviluppava circa 90 CV e il 2,3 litri della 35_B erogava 120 CV, mentre in versione sovralimentata la sua potenza saliva a 135 CV, circa. Nei 1930 dopo aver vinto più di 1800 competizioni la Tipo 35 lascio il posto alla 51, per la quale fu scelto un motore con doppio albero a camme in testa. (Mediasoft)