Ed ora …. “le spigolature a tema”.
E’ giunto ora il momento di considerare i tanti e vari accadimenti della vita , via via succedutisi nel tempo, da un differente punto di vista, non più solo dal mio. Ad esempio da quello dell’azienda di volta in volta incontrata nel corso dell’attività lavorativa. E’ giunto il momento delle spigolature a tema, ma potranno forse modificare il mio giudizio su quel tempo passato ?
Mi ritrovo nella prima metà degli anni ’70 in veste di funzionario della primaria Società Finanziaria appartenente ad un importante gruppo assicurativo torinese e ripenso alle tante missioni compiute con l’obiettivo di individuare aziende interessanti da acquisire, sviluppare e poi cedere a terzi .
Senz’altro è stata l’esperienza più interessante, non solo per i contenuti professionali e per il ruolo ricoperto, ma anche per la qualità sopraffina dei rapporti intrattenuti con i tanti personaggi via via incontrati, fuori e dentro la società. Perché come spesso si dice, anche l’occhio vuole la sua parte. E qui lo era appagato alla grande , tutto affascinante e raffinato, da veri buongustai. Non solo negli uffici di Torino in Via Marenco, là dietro al Valentino, la sede principale, ma anche nella filiale di Milano, ove in seguito la società si trasferirà. Sii, proprio là in fondo al Corso Matteotti, nei dintorni di Piazza Meda, ricordi il famoso sole rotante, il moto perpetuo di Arnaldo Pomodoro ?? …proprio in quei luoghi.
Dopo il trasferimento a Milano, la società cambiò strategia finanziaria e si lanciò a capofitto nei contratti di associazione in partecipazione, allora novità assoluta, presentandosi al mondo finanziario nella veste di associante ed “associando” i privati in investimenti in aziende non quotate, tramite contratti di associazione creati ad hoc. In tal modo nacquero i certificati atipici emessi dall’associante cioè “dalla società capofila” il cui valore nominale era rappresentato da quote percentuali dell’ investimento fatto. Non c’è che dire fu un grande successo !
I risparmiatori del tempo attratti dal buon rendimento dell’operazione erano in ogni caso garantiti dal valore immobiliare sottostante al contratto associativo stesso.
La nostra dimora in quel periodo della vita, peraltro breve e travagliato, era in quel di S.Angelo , là in mezzo alla bassa lodigiana, al termine della lunga strada alberata che a fianco degli argini del fiume Lambro conduce fino al “Vecchio Mulino, il nostro condominio posto proprio dietro al Castello Attendolo Bolognini.
E’ qui che il Lambro limaccioso e prepotente precipita in paese superando il dislivello del letto del fiume con alti zampilli, vari mulinelli e spruzzi d’acqua accompagnati dai cupi brontolii tutt’attorno. La strada é tutta contornata dalle alte e bianche betulle, che nelle giornate di nebbia fitta contribuiscono a rendere più irreale e soffusa l’atmosfera circostante, mentre ti stai avvicinando casa. Come pure in inverno inoltrato, quando la galaverna è sovrana e si impadronisce di foglie e di rami delle povere betulle. All’appello mancano solo Dante e Virgilio della Divina Commedia, là nel girone infernale !!
Il nostro appartamento era al piano rialzato ed in gran parte mansardato contraddistinto dall’ampio ingresso , tutto piastrellato in cotto e suddiviso in due zone . A sinistra la zona lettura con la fatidica lampada a stelo , divano e due poltrone e a destra la zona pranzo, con tanto di tavolone in legno antico e madia dai vetri colorati, in stile “Fra’ Cristoforo”, di manzoniana memoria. Dal salone accedevi alla camera da letto anch’essa mansardata ed alla cucina, ben attrezzata e autonoma, arredata anch’essa in puro stile “Fraticello“.
Completava il tutto, il terrazzo in mattoni rossi, estrema propaggine che interrompeva la ripida discesa dei coppi in cotto lombardo del grande tetto condominiale. Da qui la vista spaziava dall’imponente castello seicentesco proprio là di fronte, ancor’oggi museo degli attrezzi agricoli del passato , al lungo viale delle ginestre poco più sotto, fino poi ad individuare nelle rare giornate terse e più limpide il massiccio del Monterosa, alto e possente che minaccioso si erge là in fondo sulla onnipresente pianura lombarda .
L’ombrellone a fiori posto nel periodo estivo proprio in mezzo al terrazzo ci illudeva di stare ancora al mare , mancando però di zoccole, occhialoni da sole e di bibita con tanto di cannuccia , oltre infine all’immancabile sedia a sdraio .
Quando si dice l’immaginazione!!