..Estate 1955 : Gianni Lancia getta la spugna…..

Lo studio della vettura di F1 voluto da Gianni Lancia, figlio del fondatore Vincenzo, venne avviato nell’agosto del 1953 sotto la supervisione di Vittorio Jano, il quale delegò lo sviluppo del motore allo specialista Ettore Zaccone Mina. In ottemperanza al nuovo regolamento della Formula 1 che fissava per il 1954 il limite della cilindrata a 2,5 litri (750 cm3 se sovralimentati). Mina optò per un V8 di 2488 cm3 (73,6 x 73,1 mm), cubatura che fu in seguito oggetto di lievi variazioni a 2486 cm3 e 2477 cm3 . All’aeroporto di Caselle, a Torino, vi era molta attesa la mattina del 20 febbraio 1954 ed il motivo di tale trambusto era il debutto della Lancia D50, monoposto con la quale la Casa intendeva fare il suo ingresso nel mondo della Formula 1. Dopo aver “scaldato” a dovere la vettura, Giuseppe Gillio, capo collaudatore della Lancia, passò il volante ad Alberto Ascari per una breve sessione di prove.

Guido Rosani nel suo libro “D 24 e le Lancia Sport” racconta che la monoposto D 50 non ha avuto carrozzieri per la volontà di Gianni Lancia di mantenere la massima segretezza sull’ingresso della Lancia nella Formula 1. La Lancia D 50 presentava parecchie soluzioni inedite, molte delle quali sono state poi riprese negli anni successivi dagli altri costruttori di vetture da corsa e di F1.

Così prosegue ; “Telaio e carrozzeria nati in contemporanea rispecchiavano puntualmente le misure del motore, che inclinato in pianta di 12° aveva una superficie frontale leggermente superiore alla sezione maestra del motore stesso. Inoltre i serbatoi della benzina laterali, ideati da Gianni Lancia sulla base della sua esperienza aeronautica avrebbero dovuto evitare le interferenze aerodinamiche tra il rotolamento della ruota anteriore e quello della ruota posteriore. Questo non si è potuto verificare in galleria del vento, ma tale architettura, assieme alla seduta del pilota quasi per terra grazie all’albero di trasmissione che passava sulla sinistra, permisero di avere una sezione maestra particolarmente ridotta. Senz’altro interessante la soluzione adottata per il propulsore che si basava sulla tradizione progettuale Lancia, fin dagli anni Venti, di raggruppare i gruppi meccanici. Infatti, il gruppo posteriore raccoglieva coppia conica (interessante perché era una dentatura tipo zero, ma questo è un dettaglio squisitamente tecnico), cambio, differenziale con autobloccante sia ZF sia Lancia, giunti cardanici con semiassi scorrevoli. Il cambio funge anche da supporto integrale della sospensione posteriore: in pratica, la balestra era supportata dal cambio, il perno del ponte De Dion che regolava le oscillazioni era anche quello situato sulla scatola cambio.

Scheda tecnica della Lancia D50 di F1 : “Motore centrale anteriore a 8 cilindri a V di 90° angolato di 12 °gradi, canne cilindri riportate, quattro carburatori a doppio corpo, accensione con due candele per cilindro, potenza : 265/290 HP , gruppo trasmissione a 5 rapporti al retrotreno, freni sulle ruote a 4 ganasce,  telaio a traliccio tubolare irrigidito dal motore portante, sospensioni a quadrilateri e dietro ponte De-Dion,  peso Kg. 620, due serbatoi carburante esterni. (Dati di L.Morello – Lancia storie di innovazione e tecnologia.)

All’inizio della stagione 1955 ,  la Lancia D50 vince il G.P. del Valentino di Torino, classificandosi pure terza e quarta, mentre al successivo Gran Premio di Pau giunge seconda , nonché  quarta e quinta ; vince ancora al G.P. di Napoli con Ascari classificandosi anche terza  con Gigi Villoresi.

A Maggio di quell’anno a venti giri dalla fine del Gran Prix di Monaco quando Ascari era al comando della corsa, avviene la sua inattesa uscita di pista in quella pericolosa curva al termine del tunnel, con conseguente caduta in mare, forse a causa del blocco dei freni anteriori . Sfortuna incredibile. Comunque al termine della corsa, la D50 giunge 2° con Castellotti  4°  con Villoresi  e 6° con Chiron. In complesso per la Lancia un ottimo risultato, ma tutto questo non bastò !!

Lasciata l’Italia e la sua fabbrica di Via Monginevro 99, Gianni Lancia si ritirò a vita privata non facendo più sapere nulla della sua vita. Da alcuni resoconti giornalistici degli anni ‘60, si apprende che la strana, intrigante, misteriosa storia dell’erede di una grande tradizione familiare ed industriale, un ingegnere ed un tecnico appassionato e capace, un inventore, che lascia le ragioni della sua vita, le aspirazioni, a soli 31 anni, per una remota fazenda brasiliana. E che poi trova (non sappiamo bene dove e quando) una donna bella, affascinante, misteriosa, un’attrice giovane, corteggiata, che a 28 anni decide, anche lei, di abbandonare il suo universo cinematografico, totalmente, per seguire quell’omone geniale, separato con prole, in un luogo isolato, primordiale, e poi dargli a sua volta un figlio, condividerne per decenni, sino alla fine, nel 2014, una sorta di convinto rifiuto della mondanità; una scelta esistenziale esclusivamente rivolta al privato, senza esposizioni, interferenze, senza mai avere, pare, un ripensamento.

“ A La Taiemà, la fazenda creata da Gianni Lancia, il figlio di Vincenzo il fondatore della casa automobilistica, ha un campo d’aviazione, una stazione radio e tutti i comfort. Lancia vi giunse a metà degli anni cinquanta. Si era innamorato della boscaglia sorvolandola. A Cuiabà, capitale del Mato Grosso, aveva contrattato sulla mappa la zona dove intendeva stabilirsi. Aperto uno spiazzo nella foresta, la sua prima casa fu un capanno. E’ stato nella fazenda di Taiemà che Gianni Lancia, l’ingegnere avventuroso, ha vissuto i mesi più caldi della sua storia d’amore con l’attrice Jacqueline Sassard, così raccontano da quelle parti.” (Dal racconto di Marocco su Barbadillo)

Le foto della Lancia D50 sono tratte da Ed.Domus e da Heritage Hub di Torino

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1958 : al Salone dell’auto nasce la “Alfa-Abarth GT”,

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…quell’altra volta in America…e tant’altro.