I tre Gianni del mondo dell’auto …….
Anche Gianni Agnelli apprezza le auto, le usa e le…getta, senza conoscerle a fondo. Universitario di giurisprudenza distratto, secondo i dettami del personaggio del jet-set, ben introdotto a tutti i livelli, nei salotti della politica e della stampa, è un grande “ tombeur de femmes “. A volte capitava di incontrarlo all’ingresso della sede della Finanziaria di famiglia a Torino dove all’epoca lavoravo, là nella zona degli ascensori , vicino a quello esclusivo per l’ultimo piano . Un breve sorriso ed un accenno del capo erano il saluto d’obbligo.
Lorenzo Morello nel suo libro LANCIA- Storie di innovazione tecnologica nelle automobili racconta di Gianni Lancia , il quale contrariamente alle aspettative proprie e della famiglia esaurì giusto settant’anni fa , la propria parabola di industriale , quando l’altro Gianni era ancora assai lontano dall’iniziarla .
A soli 23 anni, dopo aver conseguito la laurea in Ingegneria alla Normale di Pisa, Gianni Lancia prende il timone dell’azienda di famiglia, restando in carica per un intero settennato prima di vendere, un anno più tardi, le sue quote (16%) alla famiglia e trasferirsi definitivamente in Brasile. Durante gli anni alla guida della Casa, Gianni dimostrò notevoli capacità tecniche e creative, rinnovando l’intera gamma con l’aiuto dell’ingegner Vittorio Jano e dando il proprio contributo a progettazione e collaudo delle vetture, provandole personalmente tantissime volte. Insieme progettarono automobili innovative come la Lancia Aurelia che nelle versioni B20 GT e B24 Spider incarnano l’eleganza e la dinamicità tipiche della casa.
Vengono realizzate pure le vetture Sport della serie D20 e creata la squadra Corse con cui, insieme ai piloti Fangio , Villoresi ,Taruffi ed Ascari nel 1954 . fece il salto in Formula Uno, il più difficile, creando la Lancia D50, una delle più belle e tecnologicamente avanzate vetture da corsa del momento. Esperienza che però Gianni concluse l’anno dopo lasciando tutto : l’azienda, le auto, Torino, l’Italia, con il passaggio di proprietà della fabbrica di auto e camion a Carlo Pesenti.
Racconta Gianni Marocco in Barbadillo che da allora, nessuno dei componenti della famiglia volle più avere a che fare con l’azienda, nemmeno, in occasione degli anniversari della Casa. In ogni caso, la strana, intrigante, misteriosa storia di Gianni Lancia , erede di una grande tradizione familiare ed industriale, appassionato e capace, un inventore, che lascia le ragioni della sua vita, le aspirazioni, a soli 31 anni per una remota fazenda brasiliana. E che poi trova (non sappiamo bene dove e quando) una donna bella, affascinante, misteriosa, l’attrice Jacqueline Sassard che a soli 28 anni decide, anche lei, di abbandonare il suo universo cinematografico, totalmente, per seguire quell’omone geniale, separato con prole, in un luogo isolato, primordiale, e poi dargli a sua volta un figlio, condividerne per decenni, sino alla fine avvenuta nel 2014, una sorta di convinto rifiuto della mondanità.
Le foto sono tratte da Autosprint, da Storia Lancia e da Uomini Lancia
Il terzo Gianni del mondo dell’auto di quel tempo lontano , come lui stesso amava vantarsi, era Giovanni Moretti che dal 1925 al 1989 nel quartiere Lesna di Torino costruì carrozzerie ed automobili, contraddistinte dal simbolo Moretti, “Fabbrica Automobili e Stabilimenti Carrozzeria“ marchio all’epoca molto apprezzato e di altissima considerazione.
L’amicizia con Gianni Agnelli ebbe un ascendente positivo sulle commesse, contraddistinte da puntualità nella consegna e nei pagamenti. Alla Fiat ovviamente si apprezzavano il livello di finitura e anche il design delle autovetture Moretti, che a un certo punto si appoggiò all’estro di Giovanni Michelotti.
Nel 1989, dopo la presentazione della versione Moretti della Uno Turbo, che doveva essere destinata al mercato americano, la famiglia decise di recidere per sempre il cordone ombelicale con il mondo automotive, chiudendo le serrande.
Le foto sono tratte da periodici di settore dell’epoca e Blu Lancia